Come imparare a valutare, considerare e correggere la postura

Per essere efficaci nel gestire il sistema posturale, si devono conoscere i punti cardine di una corretta postura, e negli articoli precedenti siamo arrivati a: dialogo piede – cervello – piede, in un habitat qualificato in spazio e tempo dal cervello per informazioni telecettive, quindi di occhio e orecchio, il tutto durante una oscillazione antero - posteriore dovuta alla perturbazione dell’equilibrio da parte della respirazione.

Introduciamo ora il concetto di verticale di Barrè; una linea immaginaria che divide in 2 metà uguali il corpo ponendole sotto controllo dell’emisfero cerebrale contro laterale. 

Il cervello è diviso in 2 emisferi: l’emisfero di Dx controlla la motricità dell’emisoma di SX e viceversa. 

Se tracciamo delle linee dall’emisfero di  DX al emisoma di  Sx, tipo la strada che fa il motoneurone per far muovere muscoli del piede  e viceversa per le vie sensitive, queste si intersicano nel centro formando una verticale che divide in 2 metà il corpo. Quando un emisfero viene danneggiato es da in Ictus o trauma, abbiamo la paralisi del lato del corpo contro laterale, e la verticale di Barrè, è percepita a metà dell’emisoma sano, perché mezzo cervello non traccia più le linee di cui sopra.  

Se chiudiamo gli occhi e solleviamo un ginocchio, con le braccia stese avanti, dobbiamo restare in equilibrio tanto quanto ci sta il contro laterale se la verticale di Barrè è al suo posto. 

Se un ginocchio cade prima, o se facciamo il test della marcia, ad occhi chiusi marciando sul posto e il risultato è di vedersi girare da un lato, significa che la cooperazione strategica tra i due emisomi non c’è. 

Questi 2 test vanno fatti preliminarmante, per poi valutare se ci siano alterazioni strutturali o neurologiche o entrambe. 

Esempio se ho una gamba corta mi troverò a girare, ma se metto un dischetto sotto il tallone si tende restare in centro. 

Se ho un problema ad un occhio o un orecchio avrò strutturato una attenzione asimmetrica e nel test i comandi di DX, non ottengono risposte come i comandi di SX dai rispettivi emisoma controlaterali

Siamo quindi a 3 test che possiamo fare:

  1. Talloni glutei scapole e nuca al muro per valutare altezza dell’occhio e dell’orecchio
  2. Tenuta del ginocchio ad altezza dell’anca ad occhi chiusi e braccia stese aventi a valutare la differenza di caduta tra sx e dx in termini di tempo
  3. Marcia sul posto ad occhi chiusi per vedere se si rimane centrali o si vira di lato. 

Un quarto test è l’ortostatismo primario.

Da studi elettromiografici è stato dimostrato che l’uomo in stazione bipodale in apnea non necessita di partecipazione muscolare, se si esclude la minima attività del tricipite surale nel compensare la lieve inclinazione anteriore del fusto tibiale. (già valutando se la tubia è leggermente inclinata o perpendicolare si capisce molto ).

Sono sufficienti le strutture legamentarie per reggere le strutture somatiche:

  1. legamento sospensore del piede,
  2. piano legamentario popliteo posteriore
  3. piano legamentario anteriore coxo- femorale (legamento del Bertin)
  4. legamento longitudinale anteriore
  5. legamento inter- spinoso

Troviamo dal basso in alto:

  1. il complesso dello psoas- illiaco- pettineo con funzione di fissatore del femore e integratore della lordosi
  2. i muscoli inter- spinosi, epi- spinosi, lungo dorsale, ileo- costale
  3. i muscoli scaleni
  4. il muscolo semi- spinale del capo

Qui il test che consiglio sempre di fare è vedere se la tibia è perpendicolare o leggermente inclinata in avanti. Se la tibia è perpendicolare, abbiamo un problema di disattivazione delle strategie di contenimento sulla oscillazioni pelviche indotte dalla respirazione; in quanto la ricerca dell’equilibrio non è più attiva o di micromovimento di aggiustamento posturale, ma passiva e quindi diatesica per anomalie strutturali progressive. Qui per confermare il blocco delle strategie in micromovimenti di tenuta posturale è il 


Quinto Test

Il soggetto ad occhi chiusi in piedi è invitato a rimare fermo respirando normalmente, si prende la propria mano la si pone sul capo del soggetto sorreggendo l’avambraccio con altra mano ad avere una percezione sensibile di come si muove il capo, se tutto ok, andrà avanti ed indietro, se vi è alterazione descriverà un ovale sbandando lateralmente. 

Provate tutti questi test, fatevi delle schede e se volete fotografie e poi le valuteremo insieme.

Danni scheletrici

Lo scheletro umano, è quanto di più perfetto in natura, tecnologia, e immaginazione si può constatare, come macchina di movimento. Oltre ad avere una complessità dei componenti articolati tra loro, è anche una meraviglia biologica. 

L’asso ha 3 capacità fondamentali;

  1. generare osso
  2. mangiare osso
  3. modellare osso generato

In pratica un osso sotto pressione genera osso, mentre un osso in assenza di gravità si cannibalizza. L’osso prodotto sotto pressione deve essere modellato secondo forma di bisogna. In pratica è la vita dello scheletro, che si adatta alle esigenze di relazione ambientale. 

Tuttavia, l’equilibrio perfetto tra perdita e produzione ossea “picco di massa ossea “ si ha in ad una età di 25 anni circa, poi il metabolismo dell’osso tende a far perdere massa, in relazione anche a stili di vita, oltre che a fattori metabolico ormonali. La donna è soggetta maggiormente ad osteoporosi rispetto all’uomo.

Senza addentrarci in specifiche alle quali si rimanda con link o ricerche individuali, voglio qui rappresentare che: 

1 – se le pressioni stimolano la proliferazione della massa ossea, l’esercizio fisico è indispensabile;

2 – se la proliferazione della massa ossea viene rimodellata secondo esigenza di carico, è chiaro che l’esercizio fisico è indispensabile solo se fatto correttamente ed in rispetto al carico assiale corretto posturalmente. Oserei dire senza contrappesi eccessivi e mai su movimenti guidati. Un corpo che si muove libero nello spazio, anche se non in perfetta armonia, va incontro a meno problemi di un corpo sottoposto a pressioni, e tensioni con contrappeso, e su trattorie coobligate. Lo scheletro si rinnova sulla esigenza di carico. Se carico è sbagliato, o se predisposto ad es da scoliosi ad atteggiamenti gravosi lateralizzati;  le pressioni sulle vertebre modificheranno la struttura originale, in una vertebra schiacciata da un lato.

Esempio

Se ho una geometria della colonna vertebrale non corretta in anteroposteriore e tendo a non correggerla, durante gli esercizi, allenanti, alcune vertebre risulteranno più in pressione di altre e per effetto del rimodellamento, si modificano dalla forma fisiologica. È il caso di cuneificazione di vertebre al passaggio dorso lombare.

 È chiaro che una esercitazione fisica molto gravosa, con pesi o contrappesi su condizioni di non assialità corretta dello scheletro, porta ad un ampliamento del problema strutturando compensi osteoarticolari, talvolta non reversibili. Come appunto può essere la cuneificazione di vertebre. Nel caso in cui i piatti somatici di una vertebra non siano paralleli, tutti gli appoggi sopra e sotto risulteranno sovvertiti e quindi una operazione di recupero posturale, dover essere supportata da visione di referti radiografici, esame obbiettivo e modello di intervento previsionale che non contrasti eccessivamente con la struttura irrimediabilmente compromessa.

Se l’alterazione geometrica del rachide è sul piano frontale, gli adattamenti sono disastrosi se non si sta attenti.

Un cenno alle scoliosi, che sono sempre presenti nella società, dove il ministero della salute è sempre molto attento a dare linee guida e indicazioni, anche se pochi vanno a vedere e si passano informazioni l’un l’altro o si affidano a parziali interpreatazioni di non addetti ai lavori.

Link Utili

https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2717_allegato.pdf

https://www.salute.gov.it/portale/saluteBambinoAdolescente/dettaglioContenutiSaluteBambinoAdolescente.jsp?lingua=italiano&id=1938&area=saluteBambino&menu=scuola

Il Ministero sa bene quanto sia costoso intervenire su disfunzioni generate da alterazioni posturali, scoliosi, buona norma frequentare le pubblicazioni governative di merito. 

Nello sviluppare questa rubrica, si vuole essere subito chiari; esercizio fisico,  deve essere a carico naturale, sia per la completezza propriocettiva che per l’assenza di carichi che se da un lato possono essere allenanti, da altro, rappresentano fattori di rischio per la salute scheletrica. 

Quindi sul dialogo cervello, piede, cervello, in habitat qualificato da stazioni telecettive ( occhio orecchio ) per una micro movimentazione posturale sinergica perturbazione della ritmica respiratoria; innestiamo il fattore metabolico dell’osso nello scheletro, con particolare attenzione ad osteoporosi  generale, e specifica sul sesso femminile.

 

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Redatto e scritto da Giuliano Tomasotti - Fisioterapista 

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